La Siberia è una regione unica della Russia, che sbalordisce per le sue dimensioni, le sue ricchezze naturali, la storia e la diversità delle culture degli abitanti locali. Su un vasto territorio che si estende dagli Urali alla costa del Pacifico vivono circa 36 etnie indigene. Anteriormente la popolazione locale viveva in piccoli insediamenti, con il passare del tempo alcuni popoli hanno ricevuto il diritto all'autogoverno in distretti autonomi, altri hanno formato le proprie repubbliche che fanno parte della Russia federale: Yakuts, Buryats, Tuvans. Ogni popolo ha le sue tradizioni uniche, ma esistono anche similitudini. Oggi parleremo più in dettaglio della cucina tradizionale, dell’abbigliamento folcloristico e delle festività delle popolazioni indigene siberiane.
Il cibo come parte del patrimonio culturale
Poiché l'occupazione del territorio della Siberia avvenne principalmente lungo le rive di fiumi e laghi, il consumo di pesce in mille modi (crudo, essiccato, affumicato, conservato sotto sale) è stato fondamentale per tutti i gruppi etnici siberiani. Tra i piatti di pesce tipici ci sono la stroganina e la raskolotka, che consistono in pezzi di pesce crudo congelato generosamente conditi con sale, pepe, cipolle e aceto. La specialità più rinomata della cucina di pesce siberiana è l'omul, cioè una sottospecie del cisco artico endemico del Lago Bajkal.
In inverno in ogni casa sulla tavola c'erano sempre pel'meni (una specie di pasta ripiena con carne macinata). Venivano preparati durante la stagione fredda, da tutta la famiglia, congelati e poi riposti in sacchi di tela. Quando andavano nella taiga, i cacciatori ne portavano con sé una quantità, gettavano pel'meni nell'acqua bollente ottenendo così un piatto sostanzioso e aromatico, un vero e proprio fast food siberiano.
Altri piatti nazionali famosi sono la carne alla siberiana, i buuz buriati (una specie di ravioli) simili ai manti, il talkan, un piatto della cucina altaica a base di chicchi d'orzo fritti e triturati.
Abbigliamento tradizionale: per stare comodo e al caldo
I siberiani dicevano di se stessi: "Il siberiano non è chi non ha paura del gelo, ma chi sa proteggersene". A causa del clima rigido, le tradizioni e la storia della regione, gli abitanti indigeni della Siberia preferivano complessi set di abbigliamento, calzature e copricapi.
Nelle dure condizioni dell'inverno siberiano, gli uomini si proteggevano dal gelo usando un abbigliamento caldo senza bottoni, chiamato "malitsa". Era cucito con pelle di renne, con la pelliccia disposta dalla parte interna. Indossavano una camicia dritta e larga di calicò brillante, e sopra mettevano un sokui, un lungo indumento di pelliccia dal taglio dritto con cappuccio e guanti cuciti, svasato nella parte inferiore. Un accessorio obbligatorio dell'indumento da uomo era una cintura su cui venivano cucite decorazioni in osso e veniva appeso un fodero. I copricapi da uomo includevano berretti fatti di pelliccia di renna, di lata follata o tessuta in modo artigianale.
Le donne in inverno indossavano cappotti larghi e lunghi in pelliccia di renna. L'orlo e le le maniche della pelliccia erano rifiniti con bordi mosaici di pelliccia e ricamati con perline. Nella seconda metà del XIX secolo venne in uso un altro tipo di capotto, dokha, fatto con pelliccia di cani o di capre selvatiche; era lungo, con un bavero voluminoso e un risvolto ampio. Per un lungo viaggio, si preferivano i tulup, giacconi caldi e voluminosi, con un ampio bavero, fatti di pelliccia di montone, che spesso si indossavano sopra i cappotti. Le calzature invernali più popolari erano i valenki, una specie di stivali di feltro, realizzati in lana di colori naturali.
Nella stagione calda, l'abbigliamento maschile consisteva in una camicia lunga, allacciata con una cintura, e pantaloni. Le donne indossavano lunghe camicie di lino con scollo arricciato e maniche larghe sopra le quali mettevano un sarafan decorato con nastri, ricami e una cintura. Le donne si coprivano la testa con un pezzo di stoffa tipo foulard, che a seconda della stagione poteva essere di seta, calicò o lana. Durante le feste e le celebrazioni indossavano anche tradizionali copricapi russi da donna: kichka e kokoshnik.
Alla fine del XIX secolo le innovazioni nell'abbigliamento iniziarono a diffondersi ampiamente in Siberia e i tipi tradizionali furono gradualmente relegati in secondo piano. Camicie di tipo kosovorotka e giacche diventarono i tipi d'abbigliamento più popolari per gli uomini, mentre le donne cominciarono a portare gonne, camicette e abiti confezionati.
Oggi gli indumenti folcloristici delle etnie siberiane possono essere visti durante i festival e le celebrazioni di tradizioni e culture locali.
Festa come un elemento importante della cultura
Le feste, le cerimonie e i rituali delle popolazioni indigene della Siberia si formarono nel corso di un lungo periodo storico. Molti di loro sono associati non solo alle festività cristiane ortodosse (Natale, Pasqua, Epifania, Pentecoste), ma anche a rituali pagani, ad esempio le festività di Ivan Kupala, le celebrazioni del raccolto e dell'equinozio di primavera sono dedicate al Sole.
La festa più significativa delle etnie Samoiede, i primi abitanti della Siberia, era considerata la Festa del Сhum Pulito, associata alla fine della notte polare. Si celebrava tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio, quando il sole invernale, dopo una lunga assenza, riappariva nel cielo. Durante il periodo di festività si costruiva un "chum pulito", in cui lo sciamano eseguiva rituali magici per diversi giorni senza interruzione.
La festa più popolare degli Šori, un'etnia di lingua turcica che vive nella parte sud-orientale della Siberia occidentale si chiamava Shachyg ed era associata al movimento del ghiaccio alla deriva che si presentava sui fiumi in primavera. In questo periodo venivano fatti sacrifici, con i quali le persone chiedevano aiuto agli spiriti della caccia o ringraziavano gli esseri soprannaturali che erano una parte importante della loro cosmovisione. La seconda famosa festa degli Šori, Payram, si celebrava dopo il completamento dei lavori di preparazione dei terreni e semina sui campi a giugno.
Una delle famose festività nazionali dei Buriati è Surkharbaan, il cui nome significa "tiro al sur", cioè a un bersaglio di cuoio. Si celebra all'inizio di luglio, quando la gente non è molto impegnata nelle faccende dei campi e della stalla. Nei tempi antichi, in questo momento si tenevano cerimonie sciamaniche con la partecipazione dei credenti, oggi questa festa si celebra in uno stadio aperto, rappresentando tre tipi di gare: tiro con l'arco, corse di cavalli e lotta.
La cultura di ogni popolo è unica e molte delle usanze degli antenati dei siberiani oggi si ricordano, si rivivono e si preservano. E tu sapevi di questa varietà di tradizioni delle popolazioni indigene siberiane?